lameteora


06
Giu
2011

apro parentesi graffa chiudo parentesi graffa

si guardò intorno con minuzia

con l’intenzione esplicita di far caso ai particolari

sul tavolo un mazzo di chiavi un cavo un evidenziatore un bicchiere

sul divano -la fodera blu logora e antica- un paio di cuffie bianche una borsa

sugli scaffali della libreria  raccoglitori rossi tutti uguali

la sedia di sguincio tra la cucina e il salore

rossa anch’essa.

inspirò profondamente

contando i secondi che occorrevano affinchè l’aria le giungesse al diaframma.

poi si avvicinò alla porta

girò lentamente il pomello metallico

sfiorò la parete con il polpastrello dell’indice

e uscì.

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03
Giu
2011

medioevo dei desideri

l’ansimare lieve dell’insoddisfazione cova nell’anima come un mostro

le parole polverizzatesi restano sospese come cenere

che la tua bocca socchiusa e turgida è mero esibizionismo

-il senso del possesso che fu prealessandrino-

 

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19
Mag
2011

opinioni

baratri profondi e spenti

colori diffusi

colori accesi

che le evidenze sono offuscate dalla miopia dei nostri sentimenti

e le paludose condizioni delle nostre aspettative ci ingoiano

ci ingoiano piano.

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06
Mag
2011

desueti.

adesso che sono desueti anche i nostri cuori ci stupiamo di tutto

prendiamo in ostaggio gli oggetti come fossero fossili di vite passate

l’introspezione non è sufficiente a liberarci dal senso di continua oppressione

dovremmo ibernarci e attendere un risveglio migliore.

 

 

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01
Mag
2011

constatazioni mattutine

qualcuno diceva che “la distruzione è il supremo atto creativo”

che costruire stanca e diventa estremamente banale

e poi, a pensarci bene, l’entropia dell’Universo non farà altro che aumentare  e non ci è data la possibilità di fermarla.

chissà che la decomposizione delle nostre identità in pezzetti piccolissimi ed inscindibili dalla natura non sia il modo migliore per ritrovarci.

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28
Apr
2011

di luoghi lasciati alle spalle eccetera eccetera.

che poi in Calabria non abbiamo altro che mare e sogni e un filosofomatematico morto da qualche lustro

che non potresti neanche ricordare il nome dell’ultimo luogo arido che hai visto

che la gente sorride e urla e ti sembra di essere in un paese del secondo dopoguerra, immobile nei suoi pregiudizi, nelle sue scale sociali più o meno relative

che il sapore del mare resta sulla pelle e non va via.

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23
Apr
2011

sic volvere Parcas

lo stame della vita ci avviluppa e ci soffoca

impariamo a conservare la nostra anima nella paraffina per non decomporci

che se anche ci tagliassero a pezzetti non resterebbe che sangue sparso

e terra bruciata tutta uguale a se stessa.

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