21
Set
2010

Eudemonistica metafisica

Il signor Fausto era a letto da più di tre mesi. Il suo stomaco era in pappa. Gli rimanevano da vivere poche ore. L’unica cosa che gli restava da fare prima di morire era confessarsi. Quando il prete ebbe salutato i nipoti, i generi, l’unica nuora e la cara moglie, compagna di più di quarant’anni di gioie e dolori, non gli restava che salutare il malato nel modo che sapeva lui. Il signor Fausto era lì, perfetto esempio di uomo fedele e cristiano devoto. Nella confessione del buon Fausto si addensarono frasi, concetti, esperienze e desideri che il buon prete conosceva per santa ispezione delle cose umane, ma che non avrebbe mai creduto potessero uscire dalla bocca di un uomo timorato come il caro signor Fausto. Con l’indispensabile calma che il momento prescriveva, il buon prete chiese al malato terminale cosa volesse davvero confessargli: di aver mai fatto quelle cose che gli aveva detto oppure…
– No, no, non ho mai fatto nulla del genere, sono sempre stati dei desideri, delle voluttà mai cercate – gli rispose Fausto – Volevo confessare a lei i miei pensieri impuri, perché ho sempre desiderato fare… quelle…cose, ma la fede mi ha aiutato a superare quei momenti difficili. Questa è la mia ultima confessione… Il prete stava per dirgli una cosa che si era sentito dire già altre volte, in ben altre occasioni e per ben altre azioni: il buon Fausto sarebbe sicuramente andato in paradiso, ma spirò prima di poterle ascoltare.
Subito dopo il buon Fausto si ritrovò in un lungo tunnel illuminato che portava nell’oltretomba, che il buon vecchio prete non lo avrebbe mai saputo, ma lui le sue parole le aveva sentite e aveva già scacciato i suoi brutti desideri repressi. All’uscita del tunnel vide tantissime persone che volavano verso l’alto e verso il basso, evidentemente verso il paradiso e verso l’inferno. Egli stava per essere convogliato verso l’alto, ma all’ultimo venne trattenuto verso il basso e per un po’ di tempo gli sembrò di aggirarsi nell’aria senza meta. Intorno c’erano solo nuvole, sostanze nebbiose che rendevano il viaggio molto confortevole. L’aria era fresca, respirava bene, non c’era musica ma sentiva l’atmosfera trillare lasciandolo immaginare, pensare, liberamente nuovi mondi e meravigliosi universi di piacere che aspettavano solo di essere visitati … ad un tratto si ritrovò in una stanza giallognola con una sedia e una porta, una specie di anticamera di qualche misterioso ufficio.
– SI SIEDA! – tuonò una voce all’improvviso. Fausto obbedì senza por tempo in mezzo.
– ENTRI! – tuonò la stessa voce dopo qualche tempo. Fausto obbedì con un po’ di stizza. Era un’altra stanza senza mobili. C’era solo una poltrona girata dall’altra parte con qualcuno seduto sopra che evidentemente l’aspettava. – Lei è Fausto? – domandò una voce per niente minacciosa, ma autorevole. – Sì. – Rispose con una certa sicurezza Fausto, che straziava la sua maglietta per il nervoso. – Noi siamo a conoscenza dei suoi desideri più repressi e inconsci e di questo lei non si deve preoccupare. Le è stato assegnato il paradiso come sperava e per il quale ha pregato tutta la vita terrena di volere in questa. Ma mi dica – la poltrona si girò mostrando un tipo vestito in doppiopetto che assomigliava a Richard Gere – è vero che a lei piacerebbe tanto essere picchiato fino a goderne? – Fausto abbassò lo sguardo mentre quel bel tomo continuava. – È vero che le piacerebbe se qualcuno glielo mettesse nel didietro e che lei vorrebbe metterlo a qualcuno? Su, mi risponda, ormai lei ha il paradiso, glielo garantisco come glielo ha garantito il suo prete, non abbia paura, dica la verità!Fausto sembrò riprendersi dal momento di mancamento che l’aveva preso e con un coraggio che non l’aveva mai contraddistinto disse: – Sì!
– Può andare – disse Richard Gere – sicuramente si troverà bene – Battè le mani due volte e
Fausto si ritrovò in un altro tunnel dominato da una luce rosso fuoco tendente all’arancione fiamma che si faceva sempre più bollente man mano che il tunnel avanzava. Fausto non ebbe il tempo di realizzare dove si trovasse che venne preso da un diavolo dalla pelle rosa che lo spogliò e lo sodomizzò, facendolo gridare di piacere. Poi arrivarono tre diavoli muscolosi che lo picchiarono fino a farlo godere di nuovo con tutte le urla che aveva trattenuto tutta la vita.
“Benvenuto in paradiso!” Gli dissero in coro altri tre diavoli in guêpiere.

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