23
Nov
2011

Spermi, spermi, spermi, spermi indifferenti

Forse stai per dire che devo dedicarmi ad amare
E io ti risponderò che ci provo dalla prima parola che ho scritto
Era “sole” o “rana” o “morte” non ricordo
Aveva a che fare con l’evoluzione
Forse era “mare” o un complicato “io” o “forse”

Ma forse non dirai niente

Se pensi davvero di non entrare nei pensieri di nessuno
Chiedo e mi sei già sparita fra le dita
Che da sole rispondono sempre a ogni domanda errata
Con la stessa maledettissimamente giusta risposta

Io in fin dei conti non li ho mai letti i filosofi per non tradirne le intenzioni
E tu in fin dei conti sei sempre stata nella sfera del mio saperci vivi
E dunque morenti
Sei come il Big-One

Una previsione imprecisa ma inesorabile
Scaturirai da me con enorme e finto dolore del mondo moderno

Io sono la faglia di Sant’Adrea
Ucciderò altri Santi e tutti gli Angeli di questa terra ingrata a se stessa

Proprio come me
Che credo che la poesia si sia fermata ai falò antichi da sempre
Immobile a quel calore di fiamma e a quei visi caldi quasi uguale

Altruisticamente l’unica conoscenza che vorrei carpire
Prima del totale disfacimento della realtà e dello
Svanire fra dita di demiurgo

È sapere
Cosa si prova a sentirsi desiderati
Anche se sono consapevole che sarà l’autoinganno della mia ricerca di un preciso
Momento

Perfetto
A ucciderci tutti

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{10 Responses to “Spermi, spermi, spermi, spermi indifferenti”}

  1. che pallle sempre la solita solfa leto

    • Mi hai tolto le parole di bocca… Ogni tanto leggerti potrebbe essere piacevole. Ma deve essere “ogni tanto”.

      pdM
      • ma non è vero, non capite niente, la mia non è arte, non è poesia, la vostra lo è ancor meno. mi sono rotto le palle di scrivere, dovreste pure voi, vi abbandono ragazzi

  2. Visto che alzi i toni mi risparmio i convenevoli.
    Sappi che se sono qui a mettere un commento lo faccio perché credo che le persone non nascano “autori finiti” già fatti e compiuti e, al riguardo, credo che ciò che dirò non sarà sprecato, cercherò quindi di essere il più obbiettivo possibile.
    Non sono un letterato, non ho le basi per poter usare il loro metro, sarò semplice, come un lettore, forte del fatto che qualche volta ho riempito una pagina anch’io.
    Iniziamo:
    Nella prima parte introduci il tema amoroso in modo grossolano, parli per concetti generali, dico grossolano perché subito intorpidisci il discorso

    es: Era “sole” o “rana” o “morte” non ricordo ecc… appunto generali

    poi evoluzione, cinque righe e non capisco, vuol dir tutto e niente, per ora il lettore è confuso, dal testo legge di amore ed evoluzione ed uno che prova e non riesce ad amare
    l’inetto alla Italo Svevo (che forse dovrebbe stimolare sentimenti quali pena o angoscia!?!?).

    Per quel che riguarda la sintassi non c’è stata una scelta di parole, il registro linguistico è insipido, nessun metro che mi abbia fatto battere ciglio, e se lo rapportiamo ai contenuti
    la steppa Emiliana è rigogliosa!

    Continuando a leggere noto che le frasi sono come sconnesse tra di loro, ed alcune non hanno nemmeno significato( dove per significato intenda appunto che non significano, non rappresentano nulla alla mente)
    es;
    Io in fin dei conti non li ho mai letti i filosofi per non tradirne le intenzioni […]
    o ancora;
    Se pensi davvero di non entrare nei pensieri di nessuno
    Chiedo e mi sei già sparita fra le dita ecc…

    Le accomuna il soggetto ed il loro modo di suonare a mo’ di lamento.

    Continua a non comunicarmi niente, tante sfumature non sviluppate stroncate da frasi
    come;
    Una previsione imprecisa ma inesorabile
    Scaturirai da me con enorme e finto dolore del mondo moderno

    oppure;
    Io sono la faglia di Sant’Adrea
    Ucciderò altri Santi e tutti gli Angeli di questa terra ingrata a se stessa

    seguito da; Proprio come me
    Che credo che la poesia si sia fermata ai falò antichi da sempre
    Immobile a quel calore di fiamma e a quei visi caldi quasi uguale[…]
    dove oltre tutto resto spiazzato perché non trovo l’analogia….
    poi continua con la solita lagna e di nuovo il verbo “uccidere” a chiudere tutto.

    Non ci sono rime ( ma non devono necessariamente esserci) né assonanze (o consonanze che comunque non sono dovute) ne troncature.
    Si va a capo per non mettere un punto? O si cerca semplicemente di confondere e basta?

    Come può essere definita, una poesia a verso sciolto?
    di cosa parla?
    Ermetismo?
    Ma il linguaggio ermeta è pieno di voli pindarici affascinanti, e nel non dire dice sempre qualcosa.
    Mi viene a questo punto addirittura da insinuare che non ci sia nell’opera una vera tematica, non ci sia un vero contenuto, solo un momento di frustrazione messo nero su bianco.
    E questo non appartiene né al Bello, né al Sublime, né all’elegante.

    Ora veniamo a noi!
    un laboratorio di scrittura creativa, ecco dove siamo, chi non sa accettare le critiche non cresce, Qui si scrivono cose su cui almeno ci sia stato un pensare minimo, ed infatti molti grandi scrittori dicono che prima di scrivere si deve saper pensare.
    Questa non è un opera e nemmeno un esercizio,
    fosse stato un esercizio sarebbe stato molto gradito
    ai fini che questo blog si pone.
    Ora, puoi tirare su qualcosa di meglio, avendo avuto un parere, oppure fare l’offeso, battere i piedi a terra, indignarti, e ripeterti la storiella che i falliti son soliti ripete;
    Ho tutto il mondo contro, nessuno mi capisce, io so tutto e voi non sapete un cazzo!
    Scegli tu, a me non interessa,
    non ne faccio mai una cosa personale.
    A presto 😉

    • sbagliato. si nasce autori finiti. sbagliato. io ho detto che non so niente e voi neanche, e mica ho letto tutto quel che hai scritto, ho letto 3 frasi a caso. hai scritto un mucchio di stronzate

      lisergico
      • è che proprio mi hai frainteso, io tutto potrei essere meno che offeso per un giudizio su quel che scrivo. io non accetto giudizi su quel che scrivo. non scrivo per te, la mia intenzione non è comunicare qualcosa agli altri, è capire qualcosa di me quando ho finito di accozzare parole, liberarmi. ti rendi conto che tutte quelle tue riflessioni su rime e non rime sono stronzate? non c’entrano niente con la poesie, nessuno qui c’entra qualcosa con la poesia. io sono stato il primo a dire “sempre la solita solfa leto” ma non mi riferivo al modo di scrivere, al testo, alla tecnica del cazzo, ma mi riferivo ai contenuti che sono sempre quelli, le mie emozioni sono sempre quelle, è il limite. e la mia risposta si riferiva alla stessa identica cosa, non alla struttura del cazzo o alla tecnica dietro si rifuggià chi niente ha da dire. per scrivere non si pensa, si vive, e io ho dei dubbi che il mio limite si aquesto, il mio scarso vivere ultimamente. questo non è un laboratorio di scrittura creativa, se lo fosse stato vi avrei mandato a cagare da tempo. quando parli di correggere questo correggere quello.. non so voi ma solo il tempo può correggere qualcosa che io scrivo, non la razionalità o la grammatica. correggere un emozione che prende una qualsiasi forma, è un crimine. se a te non trasmette niente, una cosa mia, come di una altro, le cose che puoi fare sono due, fregartene, perchè non ti piace, o rimproverarti e pensare ai tuoi limiti, perchè forse ci sono cose che non sai e quindi quel che dico io o un altro dice non può arrivarti. ma se ti arriva o meno, a te o a un altro.. a me non me ne frega un cazzo. a me da fastidio la gente si sente letterata, e non mi riferisco a te nello specifico. friederico diceva che sono veri scrittori quelli che se ne vergognano, di esserlo, e qui non ho visto la vergogna in nessuno.

        • In una riunione surrealista, negli anni Venti, Tristan Tzara, l’uomo dal nulla, propose la creazione-seduta-stante di una poesia, mediante l’estrazione di parole da un cappello. Il tumulto che ne seguì portò alla distruzione del teatro. andré Breton espulse Tristan Tzara dal movimento e fece sdraiare i cut-up sul divano di Freud.
          Nell’estate del 1959 Brion Gysin, scrittore e pittore, ritagliò strisce di articoli di giornale, ricomponendole casualmente. “Minutes to go” è il risultato di questo primo esperimento con il cut-up. “Minutes to go” è composto di cut-up non riveduti né corretti, che risultano come una prosa del tutto coerente e significante. La metodica cut-up dona allo scrittore il collage, praticato dai pittori da almeno 50 anni, usato dalle cineprese, fisse o in movimento. Ogni ripresa per strada è, nei fatti, cut-up, per gli imprevedibili fattori del traffico e delle entrate in campo. e i fotografi vi confermeranno come le loro migliori immagini siano spesso fortuite…e altrettanto gli scrittori…Non potete volere la spontaneità, potete però introdurre l’imprevedibile – spontaneo con un paio di forbici.
          Il metodo è banale. Vi insegno un modo per agire. Prendete una pagina. Ora tagliatela a metà, e ancora a metà. Avete quattro ritagli: 1 2 3 4. Ora ricomponete i ritagli accostando il 4 con l’1 e il 2 con il 3. Avete una nuova pagina. Talvolta dice le stesse cose, qualche volta dice cose del tutto diverse – il cut-up dei discorsi politici è un interessante esercizio – e comunque scoprirete che esprime qualcosa, e qualcosa di ben preciso. Un poeta o romanziere a vostra scelta, i brani che avete letto e straletto. Attraverso anni di ripetizione le parole hanno perso vita e significato…Tristan Tzara diceva “La poesia è di tutti”. breton lo espulse dal movimento, bollandolo come sbirro. Ripetiamolo: “La poesia è di tutti”…il cut-up è per tutti, ognuno può cimentarsi…Tagliate le parole vedete come cadono. Shakespeare, Rimbaud vivono nelle loro parole. Tagliate le righe, sentirete la loro voce. I cut-up spesso si rivelano come messaggi in codice con un senso speciale per chi scompone…
          In fin dei conti tutta la scrittura è un cut-up. Un collage di parole lette sentite sorprese. Cos’altro?…
          (estratto da “Il demone della letteratura” William S. Burroughs, Brion Gysin – Shake edizioni)

  3. ah, comunque parla di una sega, s’intuiva dal titolo

  4. Conosco i cccp, Mi ami è un pezzo molto bello;
    Un rapimento, un estasi, su un punto delicato, questa non è una replica facile e leggera, non è una mossa tattica[…] sublime per come ossessivamente la strillava, eppure stava cantando.


    “Minutes to go” è il risultato di questo primo esperimento con il cut-up. “Minutes to go” è composto di cut-up non riveduti né corretti, che risultano come una prosa del tutto coerente e significante —

    Capisco cosa mi vuoi dire e se rispondi così vuol dire che non ci siamo capiti.
    Non faccio un discorso da letterati, era per farti capire che a mio parere non avesse proprio nessuna forma, non mi lamentavo di una specifica forma, non credo esista effettivamente una forma specifica, più semplicemente ci sono forme conosciute e forme ancora da conoscere, ora, per me non aveva forma, quindi mi sono detto : è qualcosa di geniale?
    e mi sono risposto di no.

    il commento n 6 non so come prenderlo sinceramente,,,
    Sono cose personali e…
    nonostante il modo in cui ti poni, non voglio infierire.
    Per certe cose uso i quaderni.

    • ma no, infierisci pure figurati. questa discussione è l’unica buona che vedo in paride da quando ci scrivo, forse ho detto troppe volte cazzo, ma almeno a me non importa, sempre parlato così, senza mai volere offendere. se mi parli di scrivere, le cose personali, non esistono, le devi mettere in piazza, sputtanarle, certo se poi quando lo fai non le capiscono, forse sei fortunato.

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