22
Nov
2010

“ma che ne sapete voi dell’amore…”

Non mi spiegavo cosa mi spingesse così lontano dal mondo.  Quando la guardavo,  la terra, mi sembrava piccola e brulicante di vita. Vita si,  ma densa e costellata di azioni inutili. Tutte quelle persone, vecchi, donne, bambini, giovani, sprecavano il loro tempo, lo lasciavano fluire e io con loro, per poi chiedersi dove fosse finito tutto quel tempo. Adesso la mia attività preferita, scrutare le onde, mi sembra di gran lunga più edificante. Il tempo si ferma quando sei in mare e l’acqua ti domina, ti scuote, ti solleva. In quest’acqua, a tratti cristallina, a tratti oscura, che si muove e si increspa o diviene un letto, quest’acqua la nasconde. Lei così grande, così bianca. Gioca con me, con la mia pazienza e l’impazienza, con la mia vita. Cosa mi spinge a cercarla. Lei è la mia vita.

Nuovi mondi affiorano il lei. Sono impalpabili come il fumo di una gustosa. Il tavolo  sporco di polvere bianca e sottile e cerchi concentrici rossi. Lei ci dorme sopra. Sogni meravigliosi. Poi suona la sveglia e lei deve uscire. Scosta con indolenza un tizio che dorme sul suo divano ma soprattutto sulla sua maglietta di Sid Vicious. Indossa calze pesanti, gialle, fluo. Stasera incontra l’amore. Quella di una notte, profondo, intenso ricco e fraterno amore frugale.

Agnes prega. Ricorda subito dopo, guardando la sua lapide immaginaria, che non crede. Nel silenzio e nelle urla dei detenuti accanto a lei spera che un altro giorno passi, ma effettivamente non riesce a tener conto dei giorni. Le mani, gli occhi, i piedi non hanno più forma. Il lavoro sta distruggendo il suo fisico. Il suo spirito è ancora forte. Questo i tedeschi non sono riusciti ancora del tutto a sconfiggerlo. Sa che gli alleati stanno per sbarcare nell’Italia del Sud e conoscendo le doti dei soldati italiani a breve saranno nel nord europa. Queste informazioni di solito costano un mese, due, di lavori forzati o nel peggio l’isolamento e la privazione dell’acqua. Agnes lo sa, ne è sicura. La guerra finirà presto. Adesso preferisce immaginare  il futuro guardando nei ricordi tutti i volti della redazione clandestina “Resistance”. Alcuni di questi volti pensa che non li rivedrà.

Emma sorride. Perchè la campagna si accende di luci e colori. Una passeggiata, lunga e con poche parole è ciò che questa giornata merita. Mentre  sulla via del ritorno pensa a cosa scrivere alla sorella lontana una volta a casa, sulla sua scrivania, stringe nella tasca dell’ampio vestito una lettera. E’ una sua lettera. Lasciata scivolare con uno sguardo silente ma trepidante di attesa. Le mani di lui sono grandi e nodose mentre invece la lettera sembra così fragile. La stringe in quella tasca da una settimana, ma non ha avuto ancora il coraggio di aprirla.

Mentre a pomeriggio correvo verso la presentazione di un libro, mi sono ricordata che oggi c’è lo sciopero della cultura. L’unica cosa che pensavo ascoltando lo scrittore che incantava e commuoveva con semplici storie, con parole lievi e pesanti di una verità sconvolgente, è che chi taglia la cultura, forse non si è mai chiesto quanto un libro a volte può cambiare una vita. Mille vite.  Mille libri che un post non può contenere. E che questo con l’economia non ha nulla a che fare.  Ma forse, mi viene da pensare, cosa ne sanno loro dell’amore.

Titolo tratto da “La cotogna di Istanbul”.

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