30
Ago
2011

per imparare a partire.

ribes nero

il mio desiderio di viola ricorda il lutto di un cuore in esilio.

 

amuleti di vite passate

mi hai detto che conservo le foto come se dovessi onorare la memoria d’amici scomparsi

nei cimiteri desaturati delle mie conoscenze.

 

è un processo alle intenzioni

la mia storia è orfana di ricordi

ogni immagine è una traccia tenue di ciò che non è più.

 

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25
Ago
2011

o son desto

Intorno tutto galleggiava su scaglie di aria e di marmo. I contorni del fuori fuoco erano blu. Le sue palpebre sbattevano come a chiedere aiuto, come a cercare di rianimare quegli occhi sbarrati che parevano palle di cera. Lucidi ma spenti, tondi e fissi, guardavano e non vedevano che oggetti e concetti sparsi per uno spazio che non riusciva a ricomporsi in una stanza. Le porte e i balconi sbattevano all’improvviso, al posto del suo cuore. Un cuore a cardini, una stanza a listelli, gli occhi di cera fissi sul cuscino vuoto, un cuscino rosa lucido, quel rosa che tende al rosso, quel rosa quasi confetto, quel rosa quasi elegante. Il corpo flaccido e rigido teso in un rigore da morto. Ciccia flaccida e muscoli duri.
Un corpo senza un nome ed una mente senza un senso. Delle palpebre impazzite che improvvisano un alfabeto morse di disperazione. L’unica forma di frenetica coscienza.
Poi piano piano si smorza. Nessuno può vederla e lei nessuno può vedere. La resistenza cessa. Piano. Le palpebre si distendono. Rallentano. Piano. A scatti. Intervalli di luce sempre più corti che colpiscono la retina. Come colpi. Colpi leggeri. Colpi di realtà. Come passi. Come porte che sbattono lontano. Col vento. Col sole. Col battito. Sempre meno. Poi più niente. È il sonno. È il buio. Non è più.

Marianna si sveglia a mezzogiorno sul divano bianco della sua casa confetto. Fa caldo. Non ricorda. Apre gli occhi e vede il gatto dormire sul cuscino rosa. Ha la strana sensazione di un’angoscia antica, tamponata dalla tranquillità del sonno del gatto e dall’aria un po’ pigra di quella mattina d’agosto. In casa ogni cosa è al suo posto, nel disordine e nell’ordine. Tutto esattamente com’era. Eppure qualcosa le sfugge, come se non ricordasse. Dove era stata? Quanto aveva dormito? Da quanto era lì?
Una mattinata…
Un giorno…
Una vita…

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05
Ago
2011

Amici miei

In mancanza di idee
le parole
allineate secondo cacofonici stilemi
colmano
le più ampie intercapedini.
Se i promettenti ufficiosi pre-annunci
e le superbe toppate figlie del bisogno
nulla smuovono
in confronto
l’alta arte del dir nulla
con così poco sforzo
sa intrattenere
personalità vecchie e nuove.
Specchiandosi nella mente dell’autore
ogni osservatore è
l’onanista proprio interprete
ma laddove
smuovendo verità indotte
anche antichi sentimenti riaffiorano
chi ha soltanto più coraggio
nel cogliere
emozioni senza impegno
attingendo l’ingegno da ognuno
quel qualcuno
non può che compiacersi
della vostra
voluta
immane
immedesimazione.

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