02
Ott
2011

Dell’uccisione di Eratostene

Teofilo, dove guardi?
Esteta maledetto, volgi al terrore ed, allo stesso tempo, alla compassione.
Come un cane fai della tua cuccia la staticità, come un cane annusi e mordi chiunque infastidisca il tuo dramma.
Compassione perfetta, terrore puro, ecco di cosa hai fame. Rappresenti te stesso,  in te stesso ti perdi, e mi spingi ad una sola domanda, non cercando trovi il tuo; ma come puoi?
Ogni giorno, chino, pronto a sfamarti di nuove tragedie, ogni ora lì alla sbarra del tuo personalissimo dramma.
Avresti potuto forse perderti in qualcosa di più spurio, cedere ad un sentimento dinamico, che  spinge  l’uomo a cercare o ad allontanarsi da qualcuno o qualcosa, come l’amore … o l’odio,
ed allora la tua mente  avrebbe scavalcato il desiderio ed il tuo stesso odio, spingendosi in alto, osando, ma sarebbe stato solo un fenomeno fisico, ed il tuo solo sistema nervoso t’avrebbe governato… sconsacrandoti, gettandoti tra le fauci del più confuso ed incoerente dinamismo… preda ormai anche l’anima tua dei tuoi stessi tarli.
Quanta miseria in quest’arte, c’erto fasulla, volubilmente s’adorna di gioie e dolori, iscrivendo alla storia un nuovo fallimento, quello di chi cede… quello di chi accetta la sua condizione umana…
il destinato alla morte.
Ma, Nostro sublime, io vedo la tua immortalità, quella più umana, quella più pura. Il triste destino sosta alla fine della strada, aspetta tutti, aspetta te, e tu gli vai incontro mostrandogli  spalle e petto con orgoglio.
Cammini eretto in mezzo ai rantolii di chi s’accascia ai muri, di chi sosta, o come te va’, ma a tentoni, cercando con la mano le pareti della vita, sorreggendosi su di essa, inebriandosi, vivendole addosso, stordito dalla disperazione che si fa alcolica, che si fa tutto per finir niente.
Uomini come buchi nell’acqua.
Nell’intellegibile trovi quiete e riparo, protratto e poi dissolto dal ritmo del bello, dal vivere elegante, disciplinando tutto, raffinando tutto, eclissandoti nell’ideale, nutrendoti di idee.
Teofilo, per te l’amore prima che  sentimento è idea, ecco perché muori solo!
Per te la giustizia è  conquista e non legge, ecco perché siedi imputato.
Ed ora uccidi Eratostene dopo esserti procurato tre testimoni, dopo averlo trovato giacere nel tuo letto con tua moglie, così confondendoti; egli infatti è adultero, e più d’un violento che avrebbe potuto possederne il corpo, egli  ruba l’anima sua, lasciandoti dubitar di chi sia moglie, di chi siano i figli e la tua stessa casa!
Così non accetti i suoi averi, così uccidi un nobilitato, né per odio, né per vendetta, stai infatti adempiendo ad un dovere disciplinato dalle leggi: è la tua dignità quella che con forza difendi, il tuo concetto astratto d’amore e di famiglia stuprato nel tuo letto, violentato nell’intimo, ed il suo ripristino
ed ora…
rischi la morte.
La stasi luminosa del piacere estetico, ecco cosa vedo nel difenderti qui, oggi!

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{One Response to “Dell’uccisione di Eratostene”}

  1. lameteora

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