15
Nov
2011

Quattro movimenti

I movimento.
Allegro:  Ecco che barcollante s’avvia sulla strada muovendo a passi incerti verso casa.
Guardandosi attorno senza tuttavia distinguere nulla offre sorrisi affaticati a passanti pronti nell’incoraggiarlo a transitare oltre, ed egli va’, avanti, un passo indietro, poi ancora …
avanti.
La milza è un coltello conficcato ai lati dell’addome, il respiro refluisce, torna indietro, risale,  fuori e dentro, a volte ingerito, altre ancora si perde a gonfiargli il diaframma.
Tranquilli, non sta’ morendo, è soltanto la fine d’un’altra giornata pronta e persa nelle sue tasche.
Giovane e idiota, difetti non meno di altri, ecco chi è Gionatan, un tipo sulle sue, non prende in prestito niente da nessuno, neanche le frasi, talmente diffidente com’è, ed ora sono le due, mentre i fari delle auto lo riportano alla luce eccolo che annaspa. Muori allegro, muori ora! Sciogliti in questi sorrisi distratti, perditi, oppure trovati, ma fa in fretta, che il tempo è lago con le pietre, attento!!
Potresti non tornare più a galla.
Perplessi lo guardano i gatti poco prima raschianti il rusco, si dileguano svelti al suo inveirgli contro.
II Movimento.
Adagio: la Paraplegica di Via Ruggi è ancora in piedi nonostante l’ora, il grammofono acceso rende giustizia alle sue ansie notturne, la puntina appoggiata sul disco libera un Dimitri Shostakovich intento nel suo Waltz, suona per lei, le avvolge il cuore, lei che alla disperazione ha sempre risposto con grinta e generosi silenzi. Ed ora i suoi occhi si lanciano oltre la finestra, si perdono in ciò che riescono a vedere, pieni d’attesa, s’aspettano qualcosa di diverso dalla solita via ed infatti quel qualcosa è lì e barcolla, mentre cerca le chiavi. Con tenace pazienza lui le prova una ad una, sbuffa, cambia chiave, riprova. Si ferma un attimo morso nell’esofago  dall’alcool, respira e ritorna alla minuta serratura, pronto a riprovare.
Lei scuote il capo, sospira,  spinge la sedia, giunge al citofono, apre la porta.
Ed ora sente i suoi passi salir goffi e ad ogni passo suo figlio sempre più vicino, e già la tranquillità le ripropone il sonno  rapito dal timore.
Che madre! Questo pensava Gionatan mentre svuotava la vescica tutto solo nel suo bagno, avessi la metà del suo carattere!
Sarebbe anche troppo per un uomo solo.
III movimento.
Andante: percussioni, buio, suoni tribali, paura, rabbia, spavento.
Sono mani forti a battere il petto alla porta del cesso, certo non sua madre.
Il nostro prodigo è a terra, ha ancora il pisello fuori dai pantaloni. Sporco giace ad occhi chiusi mentre lei, dall’altra parte, lo chiama, <<Figlio, ti prego, apri!!!>>
Fosse facile! Ma la nausea lo trattiene mentre i paramedici sfondano la porta.
La donna è spaventata, il figlio non risponde.
Mani scuotono il suo corpo, lo appoggiano schiena al muro.
<<Vi prego, rivestitelo!>>, ed uno dei quattro con gesto di stizza, scorbuticamente,  gli tira su i pantaloni. <<Come sta’?>>.
Gionatan sente sua madre mentre osserva a contorni sfocati, <<allora!?>>,  e si!
È proprio sua madre! Sente la sua pena sottile nascondersi dietro il tono di voce.
<< Come sta!?>>,ed ora uno dei quattro seccato risponde  << come sta!? Come sta!? È  un alcolizzato signora, come deve stare? Ed ora per favore si tolga dalle palle che noi qui abbiamo da lavorare, non stiamo certo seduti, come lei!>>.
La donna non risponde, ammutolita, resta ancorata alla sua sedia.
Colpita nell’orgoglio.
Ed è un grande orgoglio quello di donna, tanto grande quanto indifeso e vulnerabile,  mentre l’operatore sanitario continua <<questo ragazzo l’avrà pur tirato su’ qualcuno. Signora, è colpa vostra!>>.
Ma il ragazzo sente tutto.
Gionatan grugna. L’infermiere ride, <<che faccia cattiva! È  proprio feccia!!>>, <<…>> la donna avvilita non risponde. Suo figlio è a terra.
Un detto recita: non stuzzicare la bestia ferita. L’odio arma le braccia più magre, e il nostro ragazzo ha muscoli forti,
utili nel lavoro (così scarica casse al mercato) e nell’offesa.
IV movimento.
Giga: La prima pagina del Resto del Carlino non tratta di politica questo 15 Novembre, è un fatto di cronaca a prenderne il  posto.
Trascurando i nomi, quello che emerge dal racconto è che uno sbandato soccorso in casa, nei pressi di Via Murri, a tarda notte ha malmenato i paramedici del 118.
In giro gli augurano il riformatorio, per molti è l’ennesimo caso di mala-educazione giovanile, reietti da guarire, eliminare o respingere, lontano da noi e dalla nostra confortevole società civile.
Per me è solo uno dei tanti che, a differenza di molti, sa come difendere i suoi affetti.
Fossero stati gendarmi gli avrebbe percossi con la stessa intensità, perché,  per Gionatan, la giustizia non è un concetto astratto,
né un qualcosa verso cui tendere,
tantomeno un’insieme di norme.
Signori,
la giustizia è reale, è l’arte di distribuire a ciascuno il suo e quando non la si ha essa la si prende con la forza,
mentre la legge,
quella,
serve solo ad evitare d’ammazzarci  per strada.

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