17
Set
2010

Un faro nel cartone

L’aria filtra piano, insieme alla luce,  che non sa neanche lei come.
Io non me lo spiego, non mi domando, e da qui non so nemmeno a chi chiedere.
Riesco a vedere fuori, non che veda molto, ma riesco, se sforzo l’occhio.
E allora forzo, stringo, strizzo, chino il capo, mi ritaglio un po’ di spazio,
ma è inutile, è una scatola.
Non c’è posto per tutti, qui, a stento c’è posto per me …
medito pazientemente la fuga, ma lo faccio da anni, e ormai non ci crede
più nessuno, e …  non ci credo nemmeno io.
Non che quelle degli altri siano più comode, o, non che la mia sia così stretta poi,
in fondo puoi trovarne di più grandi, di più nuove, di quelle che sembrano fabbricate
a posta per te, ma restano sempre delle scatole di cartone.
Che seccatura. Conosco un tizio che ha cercato di scappare …
ha retto per due giorni fuori, poi c’è ritornato da solo, a posto nuove condizioni
e sono state accettate: Finita li, nulla di che. Solo, ora, non sa più di niente,
e non guarda più neanche fuori. Io!? io no, io so che fare, lo so da una vita, ed è infatti
da una vita che aspetto. Ma ‘sta notte …
stanotte fuggo, mollo tutto,  ho deciso, abbandono il cartone.
Dopo l’ultima pioggia è tutto infracidito, intorno è un pantano, ci vorrà un attimo!
E striscerò …  striscerò come non ho  fatto mai, senza vergogna,
non mi vedrà nessuno, e se anche fosse!?
Che mi vedano pure! Verrà il giorno in cui avrò paura, non oggi però!
Non che io sappia, di preciso, quando, ma in fondo, siamo ragionevoli,
vivere in una scatola!? Andiamo su …
è ridicolo.

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{One Response to “Un faro nel cartone”}

  1. vivere no…

    firmato: il tonno.

    anitagrey

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