24
Apr
2012

Chopin, op 9 n 2

Cara C.

ti scrivo senza ormai speranze. Come stai? L’inverno ha lasciato sulle cose tracce scurissime come grumi di sangue che nessuno si spiega visto il candore della neve caduta, ho pensato a quando mi hai regalato le ultime lettere di Jacopo Ortis, a quando mi hai detto che i tuoi erano dolori di un’altra generazione e per questa ragione nessuno riusciva a capirli. Eravamo piccole, C., eravamo così piccole da non conoscere la paura della solitudine eppure anelarla ogni giorno, adesso sappiamo che gusto abbia ma non sappiamo più che farcene. Sei felice? Mi parlavi di Edipo, mi tenevi per mano, sembravamo perfette nei nostri vestiti un po’ grandi e un po’ sporchi, guardavamo le nuvole. Ti manco mai, C.? La tua voce, al tramonto, sembra chiamarmi con dolcezza, poi mi distraggo tra i rumori della città, chiudo gli occhi e tutto diventa silenzio.

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10
Apr
2012

dov’è finito il Signor Moulenber?

“è un fatto scientifico” continuava a ripetere a se stesso “è un fatto scientifico che il mondo sia costituito da gerarchie d’importanza fondate sul possesso. La questione è nascere dalla parte dei giusti, o saper rettificare le attitudini meno condivise in tempi ragionevoli.” Inciampava di continuo in quel pensiero il Signor Moulenber, come fosse un sasso, uno di quei sassi appuntiti che circondavano la sua casa nel bosco. Quella litania era diventata la sua ossessione, era una tortura continuare a realizzare quanto fosse vera mentre il sole nasceva e moriva alle sue spalle.  Per distrarsi il Signor Moulenber raccoglieva i fiori, era diventato lo zimbello del paese, ne faceva collane lunghissime e le lasciava ad essiccare dietro la porta affinchè chiunque entrasse in casa sentisse profumo di primavera. Si svegliava prestissimo per timore che qualcuno lo seguisse e s’insinuava nel bosco, dicevano tutti che fosse troppo strano, troppo diverso. Il giorno dell’eclissi di Sole il signor Moulenber camminava da solo nel bosco, sentiva bisbigli d’uomo dietro si sé, fingeva di non farci caso. Il giorno dell’eclissi di Sole si racconta s’udissero urla nel bosco, poi un colpo soltanto, sordo come il cielo, violento.

Infine il giorno si aprì, il sole tornò e del Signor Moulenber non si seppe più nulla.

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