05
Nov
2011

Scirocco

Rosa, rosae, rosarum, rosis, rosari di rose nelle mani.

Il silenzio dimenticato e la bellezza della facciata barocca nella piazzetta nascosta dalla piazza. Le pareti bianche, le pareti bianche. Pagine da scrivere. I miei passi da bambina nel cimitero monumentale senza le lapidi familiari. La terra brucia anche in inverno.

Inaspettato arriva alle soglie della notte, lo scirocco.

Ballo un valzer anche con lei e fra le rughe noto gli anni passati. Ma io non so come si fa. A ballare il valzer.

Rosa rosae rosarum rosis, avevo scordato lo scirocco.

Pizzica sul viso come le mani dolce e nodose sulle corde di una chitarra. Ti trascina con quel suo odore familiare verso le terre calde e primigenie. Mi trascina con calore e silenzio verso due occhi grandi e neri.

Si alza la polvere e copre tutto. Si insinua nei capelli. Nell’umore. Copre tutto. La pazienza, i ricordi e il sole. Odore di morte, odore di mare.

Rosa rosae rosarum rosis, litanie nel mio silenzio che ricordo come preghiere.

Sulla soglia le donne hanno uno sguardo severo.  Le loro trame sono lavori pazienti. Le loro mani come pietra negli uliveti.

Tra un istante arriva lo scirocco.  Rosae, rosarum, rosis,  rosari di rose nelle mani e sulle labbra.  L’avevo scordato.

Balliamo ancora una volta il valzer. Se ti va, possiamo anche tornare.

 

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{One Response to “Scirocco”}

  1. “Pizzica sul viso come le mani dolci e nodose sulle corde di una chitarra.”

    lameteora

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